Sviluppi politici si segnalano nella persistente incertezza in Somalia, dove restano sostanzialmente aperte tutte le emergenze e le principali questioni di conflitto, dallo spaventoso numero di sfollati interni e rifugiati all’estero, ai difficili rapporti del Governo centrale di Mogadiscio, alla persistente attività delle milizie radicali islamiche di al Shabaab.
Durante il fine settimana, il primo ministro Abdiweli Ahmed ha annunciato la lista di nomi chiamati a comporre il suo nuovo Governo, significativamente ampliato rispetto a quello precedente guidato da Abdi Farah Shirdon. Lo comporranno, infatti, 25 titolari di dicastero, 25 sottosegretari e cinque ministri di Stato con incarichi speciali. «Ho stilato questa lista a seguito delle consultazioni che ho fatto con le varie componenti della società», ha detto Ahmed.
A giudizio concorde degli osservatori, questo riflette l’intenzione di bilanciare gli interessi e la rappresentanza dei principali clan del Paese. Proprio la volontà di derogare da questa impostazione aveva spinto l’ex primo ministro Shirdon a varare un Governo meno numeroso, che però ha presto perso la possibilità di ottenere consenso dal Parlamento di Mogadiscio, che non è frutto di elezioni popolari, ma venne formato appunto tenendo conto dei clan. La diversa impostazione di Ahmed dovrebbe consentirgli di ottenere la fiducia del Parlamento sul programma di Governo che si accinge a presentare. L’auspicio degli osservatori è che si possa davvero avviare una normalizzazione, mai realmente realizzata nei diciotto mesi seguiti alla fine formale della transizione dichiarata dalla comunità internazionale, con l’elezione alla presidenza di Hassam Mohamud e l’insediamento del nuovo Parlamento.
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Sviluppi politici a Mogadiscio ma la crisi permane
L'eterna emergenza
in Somalia
19 gennaio 2014 |