Una nuova edizione del Forum economico mondiale di Davos, in Svizzera, si apre domani. Finora si è trattato, sostanzialmente, di un incontro annuale tra potere politico e finanziario che ben poco ha fatto nella direzione pure a suo tempo indicata dal suo fondatore, Klaus Schwab, cioè di contribuire in modo determinante alla lotta contro la povertà e la disuguaglianza sociale. Non a caso, per molti anni, al Forum di Davos si è contrapposto, praticamente negli stessi giorni, il Forum sociale mondiale, che radunava e raduna organizzazioni della società civile di ogni Paese.Una delle più impegnate tra tali organizzazioni, la Oxfam, alla vigilia dell'incontro a Davos ha pubblicato un rapporto, Working for The Few, che costituisce in questo senso una sorta di promemoria per i partecipanti.
Lo studio di Oxfam, infatti, evidenzia e documenta come l’estrema disuguaglianza tra ricchi e poveri implichi un progressivo indebolimento dei processi democratici a opera dei ceti più abbienti, che piegano la politica ai loro interessi a spese della stragrande maggioranza dei cittadini dei diversi Paesi. Insomma, nell'impostazione superliberista che ha condizionato da almeno trent'anni a questa parte i processi di globalizzazione e le crisi che hanno comportato, è padrone è il denaro e le persone sono meri strumenti sempre sfruttabili e spesso sacrificabili.
In pratica, secondo lo studio di Oxfam, le élite economiche mondiali agiscono sulle classi dirigenti politiche per truccare le regole del gioco economico, erodendo il funzionamento delle istituzioni democratiche e generando un mondo in cui 85 superricchi possiedono l’equivalente di quanto detenuto da metà della popolazione mondiale. Questo degrado riguarda tutti, Paesi cosiddetti sviluppati e Paesi ipocritamente definiti in via di sviluppo. Unico aspetto positivo è che negli uni e negli altri l’opinione pubblica ha sempre più consapevolezza della concentrazione di potere e privilegi nelle mani di pochissimi. Dai sondaggi che Oxfam ha condotto in India, Sud Africa, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti, la maggior parte degli intervistati è convinta che le leggi siano scritte e concepite per favorire i più ricchi. Soprattutto in Africa, le grandi multinazionali — in particolare quelle dell’industria mineraria-estrattiva — sfruttano la propria influenza per evitare l’imposizione fiscale e le royalties, riducendo in tal modo la disponibilità di risorse che i Governi potrebbero utilizzare per combattere la povertà. E quando non basta, si potrebbe aggiungere, si può sempre organizzare una guerricciuola.
Una situazione che riguarda i Paesi sviluppati, oltre quelli in via di sviluppo,
La lotta contro la povertà e la disuguaglianza sociale è del resto una delle priorità indicate dal fondatore del Forum di Davos, Klaus
In ogni caso, l'appuntamento di quest'anno a Davos si è dato un titolo ambizioso: «Rimodellare il mondo: conseguenze per società, politica ed economia». In merito mostrano ottimismo e convinzione gli organizzatori e lo stesso Schwab, il quale ha dichiarato di non essere mai stato emozionato come quest’anno nel leggere il programma dell’incontro, nel quale sono previsti 2.500 delegati, compresi quaranta capi di Stato e di Governo, oltre a ministri degli Esteri e banchieri centrali. Tra questi il presidente della Banca centrale europea, l'italiano Mario Draghi, oltre alla responsabile del Fondo monetario internazionale, la francese Christine Lagarde. Sul piano politico, significative sono le presenze del presidente iraniano, Hassan Rohani, e del primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu. Altrettanto significativa è l'assenza (petraltro dovuta alla perdurante convalescenza da una malattia) di Angela Merkel, il cancelliere tedesco principale sostenitore delle politiche di stretto controllo dei bilanci che da tempo fanno premio nell'Unione europea su quelle di sostegno al lavoro.
Nonostante i dubbi che qualsiasi normale padre di famiglia potrebbe esprimere sulla bontà di tale impostazione (che – è una facile previsione – provocherà ai Governi dell'Unione europea qualche dispiacere nelle elezioni del prossimo maggio per il Parlamento di Strasburgo) e sulla portata della cosiddetta ripresa in atto, gli organizzatori del Forum sono convinti che si possano ormai impostare percorsi verso la crescita e lo sviluppo. Se, come sempre, per crescita e sviluppo s'intendono quelli del potere finanziario, hanno probabilmente ragione. Se riguardano invece l'economia reale, le ricadute sulla gente vera, una qualche apprensione sembra purtroppo giustificabile.