L'Onu, la fame, i bambini
Tre iniziative dell'Onu ha spinto questa settimana a concentrare l'attenzione sui bambini, milioni dei quali sono privi di cibo, di istruzione, di diritti. La prima è l'annuncio di un piano strategico di risposta senza precedenti, della durata di tre anni, per portare assistenza vitale alle famiglie vulnerabili del Sahel. La seconda è la pubblicazione da parte dell'Unesco, l’organizzazione per l’educazione, la scienza e la cultura, del rapporto “Insegnamento e apprendimento. Ottenere la qualità per tutti”, dal quale risulta che 175 milioni di bambini nel mondo non sanno leggere e scrivere, pur avendo formalmente frequentato almeno le scuole elementari.La terza è un altro rapporto, il dossier annuale “Every Child Counts: Revealing Disparities, Advancing Children’s Rights”, in questo caso dell'Unicef, l'agenzia per l'infanzia,
L’obiettivo del piano per il Sahel è interrompere le crisi cicliche che da decenni si verificano nella regione. Il piano dell’Onu comprende interventi in nove Paesi: Burkina Faso, Camerun, Ciad, Gambia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria e Senegal.
In una nota diffusa ieri dall’Onu si spiega che gli abitanti del Sahel continueranno ad aver bisogno di una consistente assistenza umanitaria nel 2014 e oltre. Sono milioni le persone che vivono nell’insicurezza alimentare e soffrono di malnutrizione, in un contesto segnato da conflitti, disastri naturali ed epidemie. Questi fattori hanno notevolmente indebolito le capacità di resistenza delle comunità e le loro possibilità di migliorare la propria vita quotidiana nel lungo periodo. Il piano delle Nazioni Unite giunge in concomitanza con la decisione della Commissione dell’Unione africana di dichiarare il 2014 anno della sicurezza alimentare in Africa. Anche il vertice dell’Unione africana, che si conclude oggi ad Addis Abeba, ha riaffermato che quello ad avere cibo bastante ai bisogni vitali è il primo dei diritti di base da garantire alle popolazioni, con particolare attenzione alle condizioni di donne e bambini.
Il rapporto dell'Unesco, da parte sua, certifica che non sarà possibile in Paesi avere un sistema educativo di qualità entro il 2015, come previsto dagli obiettivi di sviluppo del millennio lanciati nel nel 2000 sulla base dei dati del 1990. A voler vedere il classico bicchiere mezzo pieno, da allora la situazione è migliorata. Tuttavia, nel mondo circa 57 milioni di bambini non frequentano la scuola. Solo il 64 per cento dei maschi e il 61 per cento delle donne in età da scuola secondaria sono iscritti a un regolare corso di studi. Ciò nonostante, l’iscrizione alla scuola primaria è aumentata nei Paesi meno sviluppati: nel 1990 solo il 53 per cento dei bambini in questi Paesi era ammesso a scuola, mentre dal 2011 il tasso ha raggiunto l’81 per cento. Molte più ragazze oggi frequentano la scuola, ma nel 2011 ancora circa 31 milioni di bambine in età scolare risultavano analfabete.
Inoltre, secondo l'Unesco, anche gran parte dei bambini che bene o male frequentano la scuola primaria non hanno un livello di insegnamento tale da consentire loro di continuare gli studi. Questo o comporta un costo non solo per le aspirazioni future dei bambini, ma anche per l’economia e lo sviluppo. Le perdite economiche derivate dal fatto che 250 milioni di bambini in tutto il pianeta non siano messi in condizioni di imparare le nozioni di base è stimato dall’Unesco in 129 miliardi di dollari, ovvero il 10 per cento della spesa globale complessiva per la scuola.
Realizzare un mondo a misura di bambino, dunque, resta forse una missione possibile, ma certo è ancora un obiettivo molto lontano. Basti pensare, come ricorda l'Unicef, alla terribile piaga dei bambini soldato o al fatto che nel 2012 sono morti nel mondo oltre sei milioni di bambini sotto i cinque anni — circa 18.000 al giorno — la maggior parte dei quali per cause prevedibili. Inoltre, il quindici per cento dei minori sono obbligati a lavorare, e l’undici per cento delle bambine sono date forzatamente in sposa prima di compiere quindici anni. Questo è il quadro nell'anno in cui si celebra il 25° anniversario dell'approvazione all'Onu, il 20 novembre 1989, della Convezione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Al primo posto tra le emergenze, c’è quella della mortalità infantile. In Sierra Leone, nel 2012, ogni mille morti 182 erano bambini sotto i cinque anni; in Angola 164; in Ciad 150; in Somalia 147 e in Congo con 146. Nel mondo, i bambini sono oltre due miliardi: il 31 per cento della popolazione globale. E spesso a ucciderli sono malattie banali, facilmente diagnosticabili e curabili.
Numeri impressionanti, ma che potrebbero addirittura aumentare, tenuto conto del fatto che — come sottolinea l’Unicef — nel mondo oltre 230 milioni di bambini sotto i cinque anni non sono mai stati registrati anagraficamente. A livello globale nel 2012, solo circa il sessanta per cento di tutti i neonati è stato registrato regolarmente alla nascita. Il tasso varia a seconda della regione, con livelli più bassi in Asia meridionale e in Africa subsahariana.