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Ricordo e omaggio

La morte di mia madre

12 settembre 2017

Mia madre, Velia Trovato – o come aveva sempre detto e ancora diceva dopo cinquantaquattro anni vedovanza, Velia Natalia – ha concluso la sua laboriosa giornata terrena a quasi novantasette anni di età. È un tempo lungo quasi un secolo e una persona lo attraversa con tante condizioni diverse, con tanti mutamenti. Velia è stata una ragazza determinata, una donna volitiva, spesso costretta a essere e a mostrarsi dura come l'acciaio, prima che l'età anziana le consentisse quella dolcezza che si accompagna alla fragilità.

Velia è stata una studentessa brillante e poi, per quarantadue anni, un'insegnante capace e ricordata con amore e riconoscenza da tanti suoi allievi. È stata un'attivista politica di quel cattolicesimo sociale a cui tanto deve la civiltà di questo Paese e lo è stata in un'epoca in cui le contrapposizioni erano aspre, scegliendo invece la difficile ricerca del dialogo e dell'ascolto dell'altro. Lo è stata “per” e non “contro”, per l'uomo concreto e non contro l'avversario da considerare un nemico. Lo è stata da donna in un'epoca in cui le donne erano comunque lasciate in seconda fila. È stata una militante cattolica nel servizio ai poveri. Ha sempre saputo che i meno fortunati, chi ha fame, chi non ha casa, chi cerca speranza lungo le difficili vie delle migrazioni è portatore di diritti inalienabili che devono ricordare a noi più fortunati i doveri che impone la comune umanità.

Ha avuto tanti amici ed è stata per loro una buona amica. Nemici nessuno ne ricorda.

È stata figlia ed è stata una buona figlia, occupandosi con premura per quarantadue anni di suo padre Vincenzo e per settantuno di sua madre Lucia. È stata sorella ed è stata una sorella preziosa, soprattutto per Irma, ma anche per i suoi fratelli vissuti per tanto tempo oltre oceano. Per i suoi parenti tutti, quelli di sangue e quelli acquisiti per matrimonio – senza mai fare distinzioni d'affetto tra gli uni e gli altri – è sempre stata una presenza significativa, spesso un aiuto materiale e spirituale.

È stata madre, spesso severa, spesso fin troppo esigente, eppure mai ingiusta, sempre amorevole. Di mio fratello Vincenzo, che negli anni della vecchiaia le ha dato la gioia di essere nonna, una gioia che aveva sempre atteso, è stata orgogliosa per tutta la vita. E credo, senza iattanza, che un po' lo sia stata anche di me.

Soprattutto, più di tutto, è stata la sposa di un marito, mio padre Mario, avuto fisicamente con sé per meno di dieci anni e nel cuore, nei pensieri, nelle parole, nei sogni fino al suo ultimo giorno. Si, ha vissuto novantasette anni e ne ha avuti dieci di felicità piena. È stata la donna di un solo uomo dal quale la morte l'ha divisa troppo presto e al quale la morte ora l'ha ricongiunta. E ora è davvero nella pace.

Si: novantasette anni sono un lungo tempo. Eppure il salmista ci ricorda che mille anni di fronte agli occhi del Signore sono come un turno di veglia nella notte. Il turno di veglia di mia madre è finito. Il cero pasquale che, nella stessa chiesa del suo paese,  fu luce quando fu battezzata e lo sarà tra qualche ora al suo funerale, ora illumina l'aurora della sua eternità. E Velia che ora è luce nella Luce vera già prega per noi la pace che consola.