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La tragedia delle migrazioni interpella l'Europa

La tragedia delle migrazioni interpella l'Europa - Pierluigi Natalia


La forza del diritto

 

umanitario

 

  

 1 luglio 2014

Il fenomeno epocale dei flussi migratori provocati dalla fame e dalla guerra, dei quali le tragedie in Mediterraneo sono uno dei segni più evidenti, interpella l'intera comunità mondiale, ma in particolare l'Europa, che del diritto internazionale umanitario è stata la culla. Il dramma delle decine di migliaia di persone in cerca di salvezza e futuro sulle sponde europee del Mediterraneo attiene infatti a due aspetti cruciali di quel diritto: l'asilo e il dovere di proteggere. Il primo esiste da sempre nel pensiero e nella cultura europei. L'altro è l'ultimo sviluppo, fatto proprio dall'Onu, di quel cammino che ha portato dal concetto di non ingerenza a quello di intervento umanitario.

 

Da questo punto occorre partire per affrontare la questione cruciale del controllo delle frontiere, che i trattati europei affidano ancora alle competenze dei singoli Stati e che sta alimentando, soprattutto da parte del Governo di Roma, l'insistenza per il coinvolgimento comunitario e le polemiche sui ritardi nel varo di una reale politica estera comune.

 

Né certo bastano le affermazioni – che anzi preoccupano – rilasciate da Cecilia Malmström, commissaria agli Affari interni della Commissione uscente, secondo la quale l'Unione starebbe cercando il modo di aumentare il contributo comunitario agli sforzi dell’Italia per gestire l’aumento dei flussi migratori «nell’ambito delle risorse disponibili». Dichiarazione, fral'altro, rilasciata subito dopo la notizia dell'ennesima tragedia in Mediterraneo, con i corpi di trenta persone morte, sembra per asfissia, su un barcone con oltre trecento migranti e profughi soccorso dalla nave italiana Orione.

 

La questione migratoria non è infatti riconducibile al sia pure importante versante finanziario. In essa s’intrecciano molteplici aspetti, dai soccorsi in Mediterraneo alle migliaia di migranti e profughi in cerca di scampo da guerre e fame, alla lotta alle organizzazioni criminali che li sfruttano, ai timori sul piano sanitario, fino alle politiche di cooperazione con i Paesi di provenienza. Tutti questi aspetti convergono su un punto cruciale e mai realizzato, quello di una politica comune europea, che riesce ad imporsi solo quando sono in gioco interessi finanziari, spesso in palese contraddizione con i concreti bisogni dei cittadini, per non parlare dei principi di diritto ai quali dovrebbe ispirarsi e dai quali dovrebbe trarre forza l'Europa.

 

Peraltro, su tutti questi aspetti non mancano polemiche. Il Governo italiano è impegnato nell’operazione Mare Nostrum che ha salvato oltre sessantamila persone dall’inizio dell’anno. Ma alcune forze politiche, da sempre caratterizzate da una xenofobia che rasenta il razzismo, contestano anche questo aspetto, argomentando che le tragedie in Mediterraneo sono responsabilità del Governo, dato che Mare Nostrum sarebbe invito ai barconi a salpare verso le coste italiane. Nessuno ribatte che quando l'Italia, con Governi espressione da tali forze politiche, praticava la politica dei respingimenti (in assoluto disprezzo della prima legge del mare, quella che impone di salvare le vite umane) le traversate non si erano certo interrotte.

 

Ma anche il Governo, con il ministro dell’Interno Angelino Alfano, dopo l'ultima tragedia è tornato a denunciare non tanto l'impostazione delle politiche europee, quanto l’assenza del contributo dei partner continentali ai pattugliamenti in mare e, appunto, ai loro costi.

 

Il presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, da parte sua, sulla questione delle migrazioni ha fatto un'altra delle sue promesse, quella di farne un punto cruciale del semestre di presidenza di turno italiana dell’Unione europea, incominciato questo 1° luglio. A suo sostegno è andato il sottosegretario alle Politiche europee, Sandro Gozi, sostenendo in una trasnmissione radiofonica che i capi di Stato e di Governo dell’Unione, designando Jean-Claude Juncker come prossimo presidente della Commissione europea, lo hanno già «impegnato politicamente a mettere l’immigrazione come grande priorità dei cinque anni di legislatura». Per ora, fonti di Bruxelles si sono limitate a dire che Juncker sarebbe intenzionato a proporre di istituire un commissario per le migrazioni e la mobilità.

 

Un'occasione per confrontarsi sulla questione sarà il dibattito fissato nel nuovo parlamento europeo per ratificare la designazione di Juncker. L'esito del voto appare scontato. Sul nome del politico tedesco, un altro esponente di quel liberismo che ha dominato l'Europa almeno nell'ultimo decennio, sono infatti d'accordo popolari e socialisti, cioè i gruppi maggioritari nonostante le sconfitte subite nelle elezioni di maggio. Tuttavia, proprio il dibattito nell'aula di Strasburgo potrà contribuire a chiarire le posizioni sulla questione centrale legata alle migrazioni, cioè il modello di sviluppo che finora ha aumentato la forbice tra i pochi che hanno moltissimo e i moltissimi che non hanno nulla. Per non parlare del commercio delle armi che vede in posizione predominante proprio società europee. E per dirla con Papa Francesco, le guerre si fanno per vendere le armi.