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Il Papa per la Giornata mondiale della pace 2014

Il Papa per la Giornata mondiale della pace 2014 - Pierluigi Natalia

  

Una globalizzazione

  

della fraternità

 

 

12 dicembre 2013

 
  

«Fraternità, fondamento e via per la pace», è il tema scelto da Papa Francesco per prossima Giornata mondiale per la pace che la Chiesa celebra il primo giorno dell'anno. Quella del 2014 è la 47ª edizione dell'iniziativa, a suo tempo voluta da Paolo VI, e la prima del pontificato di Jorge Mario Bergoglio. Il messaggio è al tempo stesso religioso e politico, assumendo entrambi i termini nel loro significato alto. Non a caso, viene inviato in modo formale sia alle Chiese particolari sia alle cancellerie di tutto il mondo. Da quasi mezzo secolo, l'iniziativa voluta da Papa Montini negli anni del Concilio Vaticano II è uno degli strumenti per delineare l'azione, nel mondo e per il mondo, della Santa Sede, per richiamare il valore essenziale della pace e la necessità di operare instancabilmente per conseguirla. La lettura dei questi 47 messaggi, ancora più se messa in parallelo con i discorsi annuali fatti dai Papi al Corpo diplomatico, anch'essi ai primi di gennaio, consente di ricostruire questa azione e di comprendere meglio, come la lezione conciliare sia entrata in profondità nel magistero pontificio e nella quotidianità della Chiesa. Quei messaggi sono parte rilevante della Dottrina sociale della Chiesa.

A questo aspetto dà ora il suo contributo Papa Francesco. La scelta del tema della fraternità non è una sorpresa. Sin dall’inizio del suo ministero di vescovo di Roma, George Mario Bergoglio ha detto in ogni modo possibile che il nemico dell'uomo nella nostra epoca non ha il volto di un'ideologia, ma quello del primato delle cose – il denaro soprattutto – sulle persone. Non a caso, tra le prime espressioni forti di questo Papa c'è stata la denuncia di una globalizzazione dell'indifferenza che spinge sempre più persone a un autismo egoista e sottrae loro le ricchezze autentiche, umane e sociali. Questo primato delle cose, questa spinta all'indifferenza per l'altro, ha conseguenze evidenti e devastanti sotto gli occhi di tutti.

Papa Francesco, con questo messaggio, conferma di ritenere la fraternità l'unico antidoto possibile per sconfiggere una «cultura dello scarto» e per promuovere la «cultura dell’incontro», per camminare verso la realizzazione di un mondo più giusto e pacifico. Al centro dell'annuncio cristiano, della Buona Notizia, c'è un concetto semplice: a fraternità è una dote che ogni uomo e donna reca con sé in quanto essere umano, figlio di uno stesso Padre. Per il cristiano questo si traduce nella convinzione che sia irrinunciabile l’impegno di essere solidali contro le diseguaglianze e la povertà che indeboliscono il vivere sociale, a prendersi cura di ogni persona, specie la più indifesa, ad amarla come se stessi, con il cuore stesso di Gesù Cristo.

 

Ma Francesco, come il santo di Assisi di cui ha voluto prendere il nome, non parla solo – e neppure prevalentemente – in termini confessionali. In un'epoca che accresce l'interdipendenza tra i popoli, per contrastare questa deriva serve una “globalizzazione della fraternità” in tutti gli aspetti della vita, compresi l’economia, la finanza, la società civile, la politica, la ricerca, lo sviluppo, le istituzioni pubbliche e culturali. Tale vocazione è però ancor oggi spesso contrastata e smentita nei fatti, in un mondo caratterizzato da quella “globalizzazione dell’indifferenza” che ci fa lentamente “abituare” alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi.

«In tante parti del mondo – scrive il Papa - sembra non conoscere sosta la grave lesione dei diritti umani fondamentali, soprattutto del diritto alla vita e di quello alla libertà di religione. Il tragico fenomeno del traffico degli esseri umani, sulla cui vita e disperazione speculano persone senza scrupoli, ne rappresenta un inquietante esempio. Alle guerre fatte di scontri armati si aggiungono guerre meno visibili, ma non meno crudeli, che si combattono in campo economico e finanziario con mezzi altrettanto distruttivi di vite, di famiglie, di imprese».

Davanti ai molteplici drammi che colpiscono la famiglia dei popoli — povertà, fame, sottosviluppo, conflitti, migrazioni, inquinamento, disuguaglianza, ingiustizia, criminalità organizzata e persino fondamentalismi religiosi — Papa Francesco si rivolge all'umanità tutta quando afferma che la fraternità è appunto fondamento e via per la pace. Una coltura del benessere meramente materiale fa perdere il senso della «responsabilità e della relazione fraterna», ricorda il Papa. Gli altri, anziché nostri simili, nostri fratelli, appaiono antagonisti o nemici. Interessi economici palesi sfruttano a proprio vantaggio gli istinti più bassi, la paura del diverso, l'autoreferenzialità di chi crede il proprio sistema di vita superiore a quello degli altri. Leader politici beceri cavalcano e alimentano quella paura e quell'autoreferenzialità. Leader politici complici o ignavi perpetuano quel primato delle cose sulle persone. Così sono queste ultime a essere “cosificate”, per usare un neologismo al quale ha fatto ricorso Papa Francesco. Se il denaro è fine e non strumento, se è la misura di una società, la mercificazione delle persone ne è una conseguenza logica.

E la stessa guerra è un modo per affermare questo primato. Non ha caso, in un Angelus a settembre, in riferimento al conflitto siriano, Papa Francesco aveva reiterato la denuncia della guerra, di tutte le guerre, additando le responsabilità dei produttori, dei venditori e dei trafficanti di armi, del denaro senza controllo e senza principi.