Lo scandalo della fame che persiste in un mondo nel quale si spreca oltre un miliardo di tonnellate di cibo, non è tollerabile. Lo scrive Papa Francesco al direttore generale della Fao, il brasiliano José Graziano da Silva, per in un messaggio per la Giornata mondiale dell’Alimentazione di oggi, nell'anniversario appunto della fondazione della Fao, il 16 ottobre 1945. Il tema di quest'anno è «Sistemi alimentari sostenibili per la sicurezza alimentare e la nutrizione» e il Papa sottolinea, con cruda chiarezza, proprio le responsabilità del sistema predominante di rapporti internazionali e sollecita a combattere «la schiavitù del profitto a tutti i costi», per «ripensare e rinnovare i nostri sistemi alimentari», invocando un cambio di mentalità di fronte alla tragedia «nella quale vivono ancora milioni di affamati e malnutriti, tra i quali moltissimi bambini».
La Giornata è, significativamente, seguita da quella per la lotta alla povertà, stabilita dall'Onu per il 17 ottobre. Una lotta efficace in questo senso non può prescindere dalla soluzione appunto delle contraddizioni di sistema: da un lato spaventosa mancanza di cibo per centinaia di milioni di persone, dall'altro sprechi ed eccesso di alimentazione con gravi conseguenze sanitarie. Nonostante alcuni miglioramenti negli ultimi anni, infatti, ancora oggi circa 840 milioni di esseri umani soffrono la fame e la salute di altri due miliardi di persone è compromessa da carenze nutritive. Di contro, un miliardo e mezzo di persone sono in sovrappeso o obese, consumano più cibo del necessario e sono esposte a un maggior rischio di gravi patologie.
Evidentemente, la questione non può essere ridotta all'esclusivo campo dei comportamenti individuali, ma è appunto di sistema. Lo stesso Graziano da Silva afferma che il mercato «non si traduce automaticamente in una maggiore disponibilità di cibo, in migliore nutrizione e in salute». Per non parlare delle conseguenze ambientali delle produzioni agricole finalizzate appunto ai consumi del nord ricco del mondo e, appunto, degli sprechi. Il rapporto annuale «State of Food Insecurity in the World» (Sofi 2013) presentato all’inizio del mese dalla Fao e dalle altre due agenzie del settore, il Programma alimentare mondiale e il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, documenta che non è l’aumento di popolazione ad accrescere la penuria di alimenti, ma il sistema economico, finanziario e commerciale oggi dominante, caratterizzato da immensi sprechi che stridono con le immense povertà. Nel periodo preso in esame dal Sofi 2013, tali sprechi alimentari hanno raggiunto i 670 milioni di tonnellate di cibo nei Paesi industrializzati, ma anche i 630 milioni di tonnellate in quelli in via di sviluppo. Risulta quindi evidente la necessità di una più attenta gestione e distribuzione della produzione agricola e alimentare per combattere povertà e fame.
Anche i comportamenti personali e delle società civili, comunque, possono contribuire a questo scopo. «Stiamo imparando — ha detto oggi Graziano da Silva — dal commercio equo e solidale e dal movimento Slow food, nonché dalla certificazione dei prodotti alimentari e forestali e da risorse gestite in modo sostenibile, che è possibile per i singoli consumatori prendere decisioni di acquisto che migliorino le condizioni di vita degli agricoltori e dei pescatori e li incoraggino ad adottare pratiche di produzione sostenibili».
Ancora più incisivo in questo è Papa Francesco, che esorta tutti a un serio esame di coscienza «sulla necessità di modificare concretamente i nostri stili di vita» alimentari, segnati troppo spesso «da consumismo, spreco e sperpero di alimenti». Nel messaggio torna la denuncia, già fatta in altre occasioni dal Papa, sia della “cultura dello scarto”, che sacrifica «uomini e donne agli idoli del profitto e del consumo», sia della “globalizzazione dell’indifferenza”, che «ci fa lentamente “abituare” alla sofferenza dell’altro, quasi fosse normale». La fame non è infatti un argomento solo o anche principalmente economico, o magari scientifico per quanto riguarda i programmi di agricoltura, pesca e allevamento, ma soprattutto etico, se non antropologico. Papa Francesco ricorda che «educarci alla solidarietà significa educarci all’umanità».
Del resto, si questa linea incominciano a concordare le istituzioni internazionali. Non solo e non tanto la Fao e le altre agenzie dell'Onu, il che non costituirebbe una novità assoluta, ma anche quelle propriamente finanziarie. Di un paio di giorni fa è l'annuncio che la Banca Mondiale, da decenni a questa parte una roccaforte del liberismo, si appresta a cambiare pelle, puntando prioritariamente proprio sullo sradicamento della povertà, con programmi di impegno nel sociale a favore degli ultimi.