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Durissime condanne delle atrocità del gruppo jihadista

Durissime condanne delle atrocità del gruppo jihadista - Pierluigi Natalia

 

Islam

contro

l'Isis

 

4 febbraio 2015

La condanna delle atrocità perpetrate dal cosiddetto Stato islamico (Isis) ha trovato toni particolarmente duri nell'islam sunnita, la confessione alla quale il gruppo jihadista pretenderebbe di appartenere. Si tratta di un aspetto tanto più significativo perché a pronunciarsi non sono stati i Governi, ma i principali rappresentanti religiosi e delle strutture della società civile, compresa la stampa araba.

Dopo la diffusione del video con la feroce uccisione del pilota giordano Muaz Kassasbe, arso vivo in una gabbia di ferro, una fatwa è stato lanciata dall’Università di Al Azhar al Cairo, il più prestigioso centro d’insegnamento sunnita, che ha chiesto « l’uccisione, la crocifissione e l’amputazione degli arti» dei terroristi dell’Isis. Ovviamente, come ha spiegato Ahmed Al Tayeb, grande iman di Al Azhar, la richiesta non è da prendere alla lettera. Si tratta della citazione di un verso del Corano che indica la pena da applicare nei confronti di chi «uccide sfrenatamente gli innocenti senza peccato». La differenza tra sentire religioso e follia fondamentalista – vale per tutte le confessioni, comprese quelle cristiane – sta proprio nella capacità di interpretare i testi sacri e incarnarli nella quotidianità, con riferimento irrinunciabile alla sacralità della vita umana. Del resto chi sosterrebbe che provare odio nei confronti dei propri genitori sia un valore cristiano? Eppure, nel Vangelo gesù dice testualmente: «Chi non odia suo padre e sua madre non può essere mio discepolo». Ricordarsene potrebbe servire. Soprattutto a quanti dalle parti nostre continuano a blaterare di islamici nemici della civiltà.

Tra l'altro, Al Tayeb, dopo aver a ricordato che in base ai precetti dell’Islam «solo Allah può punire con le fiamme», cosa che «non è concessa agli esseri umani», ha sollecitato la comunità internazionale a combattere contro «chi ha offeso l’Islam e il profeta». Sempre dal Cairo, l'unione degli ulema dei Fratelli musulmani (un'altra organizzazione che molti in Occidente definiscono tout court terroristica) ha parlato di un «crimine vile, che contrasta con la sharia», la legge coranica. Così come un editoriale di Al Jazeera, la principale emittente araba, ha sostenuto che l’azione dell’Isis è per l’islam molto più dannosa delle vignette del giornale satirico «Charlie Hebdo» nella cui sede parigina fu perpetrata la strage jihadista del 7 gennaio scorso.

Sul piano internazionale, intanto, si muove la Russia, che non partecipa alla coalizione impegnata nei raid aerei contro l'Isis in Iraq e in Siria. Mosca sta preparando la bozza di una risoluzione a carattere vincolante, da sottoporre nei prossimi giorni al voto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di tagliare le fonti di finanziamento dell'Isis, secondo quanto riferito dalla stessa rappresentanza russa all'Onu. Da ambienti diplomatici occidentali è trapelato che una prima stesura del documento sarebbe già stata consegnata agli altri membri permanenti del Consiglio stesso - che nel frattempo ha condannato formalmente la truce esecuzione del pilota giordano - e presto sarà distribuita anche ai dieci membri non permanenti.

A quanto si è appreso, la bozza di risoluzione si concentra soprattutto sui tre principali canali attraverso i quali l'Isis si finanzia: forniture clandestine di petrolio, vendite di contrabbando di reperti archeologici e sequestri di persona a scopo di estorsione. Tutti i Paesi saranno sollecitati a boicottare tali attività evitando di elargire denaro, anche per il semplice rilascio degli ostaggi. È molto raro che Mosca assuma iniziative del genere in ambito Onu, ma diversi osservatori sottolineano come la questione dell'Is stia suscitando particolare apprensione al Cremlino, soprattutto a causa dell’elevato numero di estremisti ceceni che vi hanno aderito.