PIERLUIGI NATALIA
nostro inviato
GDYNIA (Polonia), 27.
«In solidarietà con la Gente del Mare, testimoni di speranza con la Parola di Dio, la Liturgia e la Diaconia», è il tema del XXII Congresso mondiale dell’Apostolato del Mare (Am), giunto a metà dei suoi lavori a Gdynia, in Polonia. Dalle sessioni congressuali già tenute e dai gruppi di lavoro sta emergendo una maggiore comprensione dei termini scelti per questo tema – impegnativi al punto da suscitare inquietudine, ma anche arricchenti e rasserenanti – e della loro intima connessione. Il Congresso deve tracciare la direzione - e mai come in questo caso è adeguato dire la rotta - dell'immediato futuro di questa specifica vocazione a navigare con l'uomo e a testimoniare speranza, a percorrere appunto le rotte dell'evangelizzazione. Proprio il tema scelto dal Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti, che ha organizzato l’evento, sta consentendo di meglio vivere e recepire la dimensione fortemente pastorale, nella sua piena e corretta accezione, che si è voluto dare a questo incontro.
Anche nel pomeriggio di ieri e nella mattinata di oggi, l’intensità e la ricchezza, la completezza e la precisione di tutti gli interventi hanno infatti ben delineato l’intimo legame tra le diverse esigenze della gente del mare alle quali la Chiesa è chiamata a rispondere. Quest’accostamento, questo strutturale legame, spiega non solo il desiderio, ma anche la capacità dell’Am di rispondere alla finalità pastorale, che unisce agli aspetti spirituali e religiosi più specifici, quali appunto la proclamazione e l’ascolto della Parola di Dio e la vita sacramentale attraverso la Liturgia, quelli dell’aiuto materiale e della difesa e promozione dei diritti, cioè proprio il servizio della carità, la Diaconia.
Questa mattina la prima sessione è stata dedicata a «La Liturgia che nutre la speranza delle comunita’ di marittimi e di pescatori», con una relazione del Vescovo René M. Ehouzou, Promotore Episcopale dell’Am per il Benin, che ha offerto specifici e nuovi elementi di riflessione ai congressisti. Subito dopo, c’è stata una tavola rotonda su «Il Diaconato: ordinato per la Proclamazione della Parola, la Liturgia e il Servizio», alla quale sono intervenuti i Diaconi permanenti Ricardo Rodrigues Martor (Am Spagna), Albert Dacany (Canada), Jean-Philippe Rigaud («Mission de la Mer» Francia) e sua moglie Marie Agnes. Il numero dei Diaconi permanenti impegnati in questo campo è in continua crescita ed aiuta l’Am a meglio rispondere al suo compito di presenza e di servizio tra la gente di mare.
Ieri pomeriggio, il reverendo Jurgen Kanz, Segretario generale dell’International Chistian Maritime Association (Icma), Tom Holmer, Amministratore del Fondo assistenziale per i lavoratori del mare della Federazione internazionale dei trasporti (Itf-St) e Andrew Elliot, Amministratore dell’International Committee for Seafarers’ Welfare (Icsw), avevano spiegato e rivendicato la scelta di partenariato e di solidarietà vicendevole nell’approccio alle immani questioni internazionali legate alle condizioni di vita dei lavoratori del mare e delle loro famiglie in tutto il mondo. Questo approccio si traduce per la Chiesa cattolica in una precisa scelta ecumenica, al punto che l'Apostolato del Mare ha voluto esprimere la sua presenza in numerosi consessi internazionali proprio attraverso l’Icma.
Nell’Enciclica « Deus Caritas Est », Benedetto XVI scrive che Parola di Dio, Liturgia e Diaconia sono compiti « ... che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati ». Proprio a queste parole del Papa aveva fatto riferimento l’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio, nel presentare il tema del Congresso e il percheé della sua scelta. Sono compiti che in questa particolare missione devono forse essere proposti con una con una maggiore evidenza, ma che certo l’intera Chiesa è chiamata ad assumere. Quella dell'Apostolato del Mare è certo una pastorale che sarebbe prezioso ritenere ordinaria, soprattutto nelle diocesi costiere e con importanti realtà portuali, ma è altresì una pastorale propria del mondo della mobilità umana, e quindi con necessità di specifici strumenti e competenze.
E forse a questo convincimento può contribuire anche la forza di un simbolo. Quanti sono convenuti a Gdynia per questo appuntamento ne hanno uno evidente davanti allo sguardo ogni giorno: se il mare è infatti il luogo, il riferimento, la dimensione di questo apostolato, ne è al tempo stesso un simbolo, con la sua immensità, ma anche con la sua mutevolezza, con la sua generosità, ma anche con i suoi pericoli che non è lecito affrontare con superficialità.