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Lorenzo Antonetti, ultimo cardinale delegato della basilica di San Francesco

Lorenzo Antonetti, ultimo cardinale delegato della basilica di San Francesco - Pierluigi Natalia

 

Un filo tra Roma

  

ed Assisi

  

2 ottobre 2013

La Casa Santa Marta in Vaticano, ormai conosciuta in tutto il mondo perché Papa Francesco vi ha stabilito la sua residenza, ha avuto in un passato recente un legame speciale con il Sacro Convento e la Basilica di San Francesco in Assisi. A Santa Marta, infatti, ha abitato negli ultimi anni del suo servizio alla Santa Sede il cardinale Lorenzo Antonetti, che di Assisi – basilica pontificia - è stato tre il 1998 e il 2006 l'ultimo cardinale delegato, prima che la riforma voluta da Benedetto XVI ne affidasse i compiti al Vescovo di Assisi stessa. Né si è trattato di un legame solo formale. A Santa Marta tante volte si sono recati l'allora custode del Sacro Convento, padre Giulio Berrettoni, e gli altri francescani, e tanto più spesso ad Assisi è stato il cardinale Lorenzo, instaurando negli anni – ed erano anni difficili – un rapporto di amicizia autentica.

Anni difficili perché erano quelli seguiti al terremoto che aveva sconvolto la città e provocato lutti e distruzioni nella stessa basilica. Anni di ricostruzione di luoghi, ma soprattutto di tessuto ecclesiale. Se da un lato non venne mai meno l'attenzione mondiale a questo luogo santificato dalla tomba di Francesco, dall'altro la quotidianità era fatta di scosse d'assestamento, di incertezza sui tempi e sulla possibilità di restituire il luogo alla sua bellezza, di dubbi sull'adeguatezza degli impegni, sia pure imponenti, presi per la ricostruzione.

La pietra rosa d'Assisi, con la quale questi edifici sono costruiti, sembrava più pallida in quegli anni. Le visite continue del cardinale Lorenzo, almeno una ventina l'anno, contribuirono a riaccendere quel colore rosato con robuste iniezioni della sua porpora, segno non dell'eredità di imperiali dignità, ma della disponibilità alla testimonianza totale. Senza enfasi. Quando "prese possesso", secondo l'espressione che si usa in questi casi, della basilica di San Francesco, rifiutò l'automobile ufficiale con la targa SCV (Stato Città del Vaticano) e con l'autista. Ce lo portai io con la mia automobile. E dividemmo la spesa da buoni amici, come avremmo fatto negli anni in altre decine di occasioni. Alla presa di possesso di Sant'Agnese in Agone, a Roma, suo titolo cardinalizio, ci andammo a piedi, dal Vaticano a piazza Navona, perché a me era scaduto il permesso di accesso al centro storico e, soprattutto, perché il nuovo cardinale non voleva rinunciare alla passeggiata quotidiana. Sotto la porpora, infatti, era un uomo d'altri tempi che può servire una vita intera senza apparire. Ma soprattutto era la sua affabilità che non si faceva mai superficialità banale, la sua ironia scevra da ogni sarcasmo, la sua pacatezza sacerdotale, a restituire a una comunità ferita e talora incerta la certezza di una vicinanza continua e fraterna con Roma.

Il cardinale delegato doveva essere residente a Roma, un cardinale di curia. Questo non per controllo, ma appunto come segno di vicinanza. Lorenzo Antonetti visse quell'ultimo ruolo del suo servizio alla Santa Sede con questa certezza e, al tempo stesso, con un continuo avvicinamento, con un'immersione permanente verrebbe da dire, in quello spirito francescano che questo luogo sembra destinato a ispirare.

La vita, la natura stessa, conosce delle inimicizie radicali. Accade anche tra famiglie diverse di uccelli. Fu proprio Antonetti, nato nella campagna novarese, a notare una volta che nelle nicchie delle imponenti mura del Sacro Convento avevano imparato a coabitare due specie nemiche come corvi e piccioni, vedendovi quasi un'allegoria della pace possibile.

Le sue omelie nelle Messe solenni delle grandi festività ad Assisi, prima nella basilica inferiore, l'unica agibile per tanto tempo, e poi nella finalmente riaperta basilica superiore, coinvolgevano assisiati e pellegrini in un percorso semplice e profondo, essenziale e sapiente, di confidenza con quel Dio che Francesco, vero alter Christus, continua a insegnare.

Ma per Lorenzo Antonetti erano una gioia personale maggiore le Messe feriali celebrate tante volte nella cripta, sulla tomba del santo, talora con la sola presenza di chi scrive queste righe. Certo, in ogni Messa è presente tutta la Chiesa, ma talora l'intimità di una celebrazione la rende più vivificante, più partecipata. E tante volte, in quegli anni, anche nella cappellina dell'ultimo corridoio dell'ultimo piano della Casa Santa Marta, quella sensazione di essere in comunione con Francesco e con la Chiesa ha saputo farsi strada.