Per la terza volta in pochi giorni Sosta e Ripresa scrive la parola virus nel titolo del suo pezzo di apertura. Lo fa all'indomani della Giornata di preghiera, digiuno e opere di carità promossa dall’Alto Comitato della Fratellanza Umana «per chiedere a Dio misericordia e pietà in questo momento tragico della pandemia», come ha detto Papa Francesco all'omelia della Messa mattutina a Santa Marta, rinnovando l'adesione della Chiesa cattolica all'iniziativa e sollecitando la partecipazione dei fedeli.
Ma non lo fa solo e neppure principalmente per parlare del virus Covid-19. Lo fa perché in quell'omelia emerge il pericolo di un altro virus, quello della dimenticanza. Perché sono tante le cose che possono essere dimenticate in una tragedia comune da chi si sofferma solo sulla propria condizione. Si può scordare che l'identità religiosa di ciascono non è, non può essere contro quella di un altro, se non al prezzo di una distorzione inaccettabile della stessa idea di Dio. “Forse - ha detto il Papa - ci sarà qualcuno che dirà: ‘Questo è relativismo religioso e non si può fare’. Ma come non si può fare, pregare il Padre di tutti? Ognuno prega come sa, come può ... Noi non stiamo pregando l’uno contro l’altro, questa tradizione religiosa contro questa, no! Siamo uniti tutti come esseri umani, come fratelli, pregando Dio, secondo la propria cultura, secondo la propria tradizione, secondo le proprie credenze, ma fratelli".
Si può dimenticare - e lo fa tante volte l'informazione, la stampa, dove l'ultima tragedia mette in sordina le precedenti - che a straziare il mondo e l'umanità non è solo un coronavirus un po' più invasivo di altri, anche se questa pandemia «è venuta come un diluvio, è venuta di colpo. Adesso ci stiamo svegliando un po’. Ma ci sono tante altre pandemie che fanno morire la gente e noi non ce ne accorgiamo, guardiamo da un’altra parte. Siamo un po’ incoscienti davanti alle tragedie che in questo momento accadono nel mondo”, ha detto ancora il Papa..
La più antica delle cosiddette rogatorie, risalente al Medio Evo, recita «A peste, fame et bello libera nos, Domine», cioè «liberaci, Signore, dalla pestilenza, dalla guerra e dalla fame». E a questi tre cavalieri dell'Apocalisse - il quarto è la morte - ha fatto riferimento il Papa. Nei primi quattro mesi di quest'anno la fame ha ucciso quasi quattro milioni di persone, un numero che fa quasi scomparire quello delle vittime del Covid-19, Non si sono fermate le guerre. Non si è fermata l'ingiustizia che incombe su tanti bambini.
Si, c'è la pandemia del coronavirus: “Che Dio fermi questa tragedia - è la preghiera di Papa Francesco - che fermi questa pandemia. Che Dio abbia pietà di noi e che fermi anche le altre pandemie tanto brutte: quella della fame, quella della guerra, quella dei bambini senza educazione»,
E dunque «A peste, fame et bello libera nos, Domine», sed etiam ab oblivione, ma anche dalla dimenticanza.