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Il messaggio di Francesco al forum di Davos 2016

Il papa

che non vi raccontano

C'è una consolidata abitudine nella stampa (soprattutto italiana, ma non solo) riguardo al papa. Lo si racconta con dovizia di evidenza e particolari quando resta sul generico – buoni sentimenti e magari anche denunce indifferenziate – e quando bacia i bambini o fa volare le colombe, ma lo si oscura quando indica con chiarezza dove si commettono i peccati più gravi e crimini più efferati (di solito non tra le lenzuola). Magari si riferiscono i suoi appelli per i poveri o per i profughi o per i migranti. Molto meno le sue denunce su chi poveri, migranti e profughi crea.

Piccolo test per i pochi lettori che seguono questo sito (sempre più di quelli di Manzoni): controllate se domani i principali mass media daranno spazio a quanto ha scritto oggi Francesco ai partecipanti al forum di Davos. Davos è una cittadina svizzera dove ogni anno si riuniscono per una settimanella circa i cosiddetti grandi del mondo (responsabili politici e istituzionali e soprattutto  gestori dei soldi “veri”), per far finta di occuparsi degli affari dei popoli e per farsi meglio gli affari loro.

«Dar vita a nuovi modelli imprenditoriali che, nel promuovere lo sviluppo di tecnologie avanzate, siano anche in grado di utilizzarle per creare un lavoro dignitoso per tutti, sostenere e consolidare i diritti sociali e proteggere l’ambiente». Non permettere mai «che la cultura del benessere ci anestetizzi», anche perché «piangere davanti al dramma degli altri non significa solo partecipare alle loro sofferenze, ma anche, e soprattutto, rendersi conto che le nostre stesse azioni sono causa di ingiustizia e disuguaglianza».

Poche ore prima, il rappresentante del Papa all'Onu, un arcivescovo che si chiama Bernardito Auza, era intervenuto a un dibattito del Consiglio di sicurezza sulla questione della protezione dei civili nei conflitti armati. Le guerre, aveva ricordato, non si fanno più tra eserciti, ma contro popolazioni inermi.  Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: un numero enorme di vittime, compresi molti bambini; massicci spostamenti, la  crisi dei rifugiati e le migrazioni; la distruzione intenzionale di infrastrutture civili, come le scuole e le strutture sanitarie; l’uso di civili come armi da guerra; un totale disprezzo per la sicurezza degli operatori umanitari e dei giornalisti;  altre chiare violazioni del diritto umanitario internazionale.

E le responsabilità «vanno ben al di là di quanti massacrano direttamente i civili», ha detto il rappresentante della Santa Sede. Infatti, «l’intera comunità internazionale è coinvolta in questi crimini efferati  in un modo o nell’altro, dal nostro silenzio e dalla nostra  indifferenza, per esempio, e dal fatto che  vengono perpetrati con armi prodotte e fornite dai motori industriali   del mondo, e vendute apertamente o sul mercato  nero».

Di queste accusa precisa ai “motori industriali del mondo” (“the industrial engines of the world”, Auza parlava in inglese) tra ieri e oggi non c'è traccia sulle agenzie di stampa, né sui quotidiani internazionali.