Papa Francesco, nel suo primo messaggio natalizio urbi et orbi - cioè alla città di Roma della quale è vescovo e al mondo, nel quale rappresenta l'unità universale (cattolica) della Chiesa - ha invitato l’umanità a liberarsi da ogni forma di violenza. Tutti uniti per la pace, secondo il canto angelico risuonato per la prima volta agli emarginati (perché tali erano – ha ricordato – i pastori di Betlemme). E il giorno dopo, quando si commemora Santo Stefano, il primo martire cristiano, ha sollecitato a rifiutare una narrazione un po' melensa del Natale, ricordando che sulla gioia dell'annuncio cristiano incombe – sempre – la minaccia dell'odio religioso, il più assurdo e feroce di tutti. Di qui, la preghiera per i cristiani discriminati e perseguitati laddove la libertà religiosa non è garantita né tutelata. Il che, ovviamente, vale anche per ii fedeli di altre confessioni.
Proseguendo in questa sorta di lezione offerta dal calendario liturgico, c'è da aggiungere che questo 28 dicembre, giorno dei santi Innocenti, i bambini fatti uccidere perché fosse ucciso il pericoloso bambino Gesù,ci ricorda tutti i delitti contro l'infanzia, che hanno segnato ogni epoca, ma che la nostra ha reso e rende tanto più evidenti.
Eppure del marchio di Erode sembriamo inconsapevoli. Come il consumismo natalizio ci impedisce di cogliere il significato di un annuncio di pace e di speranza rivolto soprattutto agli emarginati, come l'indifferenza religiosa che impregna le società opulente ci rende distratti davanti alle persecuzioni a motivo della fede, così i martiri innocenti ci scivolano addosso offrendoci solo un'emozione, sincera magari, ma superficiale, che non sa farsi determinazione politica, scelta sociale. Le cronache internazionali degli ultimi giorni hanno quasi nascosto – perché sulla stampa non mettere in evidenza è nascondere – una realtà inquietante: mai come quest'anno i giorni di Natale hanno fatto registrare tanti conflitti. Soprattutto, ma non solo, in Africa. E di questi conflitti sono i bambini, insieme con le donne, le prime vittime.