Cari Amici, per qualche tempo probabilmente smetterò di pubblicare su questo sito. Per rassicurare i pochi che dovessero preoccuparsi, specifico subito che non c'è nessun motivo particolarmente drammatico all'origine di questa decisione. Solo ho appena finito di scrivere un articolo sul commercio di armi nel 2014, uno dei tanti suggeriti da un rapporto internazionale, in questo caso del Sipri, l’Istituto sulla pace e il disarmo di Stoccolma, uno degli organismi più seri del mondo.
Mi ha spinto non solo a riflettere sul piano professionale, ma anche a interrogarmi su quello personale. Avevo incominciato questo mestiere da appena un anno, quando nel 1974 uscì un film di Alberto Sordi intitolato “Finché c'è guerra c'è speranza” improntato proprio sulla storia di un trafficante d'armi. Ne ricordo bene la conclusione. Il protagonista, additato al pubblico ludibrio sui giornali e contestato dai suoi familiari, dice loro che è disposto a tornare a commerciare in pompe idrauliche, come faceva prima di dedicarsi a quel traffico ben più lucroso. Certo non guadagnerebbe le stesse cifre e anche la sua famiglia dovrebbe ridurre spese e pretese. Aggiunge che avrebbe un aereo poche ore dopo per andare a vendere un carico d'armi e che va a dormire. Se i familiari pensano che lui non debba più commerciare in armi, lo lascino riposare, altrimenti lo sveglino alle dieci e mezza. I familiari mandano la cameriera (che con i guadagni di un commerciante in pompe idrauliche non potrebbero permettersi come tutto il resto) a chiamarlo alle dieci. Tanto per sicurezza.
Sono quarant'anni che faccio questo lavoro. Di armi se ne producono e vendono sempre di più. Il loro commercio è l'unico settore economico che non ha mai conosciuto crisi. Il loro uso si moltiplica continuamente. E così i morti. E io continuo da quarant'anni a raccontare questa tragedia. Ma il succo è sempre quello. Il massacro sistematico dei poveri, lo strazio dei popoli, serve a nutrire i privilegi dei ricchi. Io sto dall'altra parte, rispetto a quella che interpretava Sordi in quel film. Ma per la prima volta ho voglia di fare come lui, di riposarmi un po'. Decidete voi, che siete la mia famiglia: se pensate di poter fare a meno del mio contributo per qualche tempo, lasciatemi stare. Altrimenti datemi una voce. L'indirizzo e-mail è sul sito.