I primi scritti pubblicati da Pierluigi Natalia - insieme con quelli dell'attività giornalistica che aveva incominciato appena diciassettenne - furono tre piccole raccolte di poesie, Crisalidi rotte, Così la mia estate, Qualcuno ne attende. Parte di quelle poesie vennero poi riunite in un unico volumetto - Le brevi corolle, Editrice Eirene - uscito nel 1977, quando l'autore aveva ventuno anni, per l'insistenza dell'editore, quel Memmo Pinori che è stato tra le voci non secondarie della poesia italiana del Novecento. Il libro, che costituì un piccolo caso letterario, vendendo in pochi giorni tutte le duemila copie stampate (chiunque frequenti la materia sa che non sono certo poche) aveva una prefazione di Vittoriano Esposito, il grande critico letterario abruzzese, che aveva altresì aiutato Natalia nella scelta dei testi, fino a farlo arrivare alle "... pagine che ha creduto di poter salvare, ad un esame severo, di tutto quanto ha scritto tra i sedici e i vent'anni", come racconta lo stesso Esposito.
Proprio Esposito scriveva che quella di Natalia fanciullo e poi adolescente era stata un'anima vestita a lutto "... nel senso più vero e drammatico della espressione..." , che "... l'amore per la poesia, a dire il vero, per Natalia non è il frutto più o meno atteso di un comune peccato di gioventù, né lo sfogo più o meno spontaneo e necessario di una folgorazione improvvisa..." e che "...Natalia, uscito dal suo lungo noviziato di buon verseggiatore, giunge a fare della vera poesia, cioè a produrre, con strumenti espressivi tecnicamente abbastanza evoluti, una serie di sentimenti e fantasie personali, da cui il lettore può ricavare una certa visione del mondo".
Il passare dei decenni ha in parte confermato e in parte lasciato in sospeso quel giudizio lusinghiero. Se da un lato Natalia ha continuato a scrivere in versi, dall'altro negli oltre trent'anni seguiti all'uscita de Le brevi corolle ha pubblicato relativamente poche poesie rispetto alla sua produzione in prosa. Più in generale, se è vero alcune sue opere in versi hanno vinto premi letterari - è stato il caso, tra altri, del poemetto in endecasillabi Cinque donne e di Quattordici è un numero difficile, una raccolta di sonetti e non solo - è anche vero che con il tempo lo scrittore e il poeta sono stati in qualche modo soverchiati dal giornalista. Se da un lato su Natalia poeta c'è stata persino una tesi di laurea, dall'altro resta la risposta amara data una volta dall'autore a una persona che lo complimentava, sinceramente, per i risultati della sua professione di giornalista: "Io volevo essere uno scrittore e faccio il giornalista. Certo, usano la penna tutti e due. Ma anche un pittore e un imbianchino usano entrambi il pennello".
Tra l'altro, con il passare del tempo, più che cercare nuove forme espressive, Natalia ha preferito tornare a esprimersi in metrica, soprattutto con quell'endecasillabo che aveva imparato a usare praticamente mentre imparava a scrivere (Esposito, nella prefazione a Le brevi corolle, riporta tre quartine scritte da Natalia ad appena otto anni). L'autrice di quella tesi, ha scritto in proposito che “… può essere una scelta di rigore, ma che è soprattutto una ricerca di sicurezza e un modo per non mettere a rischio, per non usare invano o con superficialità quella parola che cura l'anima vestita a lutto. Quella parola che è bene conservare dentro di sé per quando - e purtroppo le occasioni non mancano - sia davvero necessario averla da spendere”.